Il piacere fuggitivo della circostanza*
Possono il linguaggio, la parola, la poesia e l’arte essere ridotti ad un semplice prodotto commerciale? Questa è la domanda che ci affligge; o meglio, ad affliggere è la risposta, che risuona beffardamente affermativa.
Attualmente si assiste alla parata ben orchestrata del potere degli epigoni, contemporaneamente a una paralisi intellettuale estremamente evidente, in questo particolare e difficilissimo momento storico che subiamo, purtroppo, da lungo tempo.
Questa disorganica e confusa pluralità – impossibile negarlo – non è altro che una società babelica, vigliacca di fronte all’atto di osservare, propensa a cogliere il mondo attraverso una fruizione ansiosa e convulsa, insomma una societas priva nonché privata di sguardo interiore; una civitas livellata e condizionata, il più delle volte, da precise e pragmatiche visioni distorte del mondo, programmate e attuate da viziate, superficiali, disoneste e oligarchiche élite, a discapito delle diversità, delle varie singolarità e unicità, e di ogni microscopico componente della natura.
L’Arte e la Parola, coraggiose virtù dell’uomo, attualmente appaiono assenti o confinate ai margini di un non luogo; e il resto non è forse una continua fonte di vacuità, di misere realtà, fortuna di pseudo-fabbricanti di nullità, di arroganza e di banalità? dove poter oggi bere alla coppa della sapienza, della saggezza e della purezza? dove poter oggi ammirare il nuovo sublime? è questa l’epoca dei consunti? si potrà assistere a una nuova visione poetica? siamo tutti eredi e figli dell’inerzia e della passività degli ultimi tempi? perché attualmente personalità a poco prezzo hanno prodotto edifici senza fondamenta? compito dell’Artista e del Pensatore libero e puro non è, in fin dei conti, rappresentare con occhio lucido la propria epoca attraverso un nuovo pensiero?
Noi sosteniamo che, rifatto l’uomo e rinnovato lo spirito, si assisterà fra non molto a una nuova Arte,a una nuova Poesia e a una nuova Visione. Tutto questo siamo convinti sta già accadendo silenziosamente nelle limpide menti di giovani sconosciuti che resistono alle facili lusinghe del potere e del denaro.
Noi desideriamo, vogliamo e pretendiamo che il poeta abbia la possibilità di riaffermare il vero e sincero intento della poesia, per creare attraverso la sola parola, o le varie dimensioni sperimentali e formali, lessicali e linguistiche, un inesplorato e luminoso linguaggio lirico, messaggero di originali, speranzose e sublimi visioni. E naturalmente spingere il lettore a parlare, a comunicare e a riflettere, al fine di potersi esprimere criticamente, senza i condizionamenti del proprio tempo.
Ed è per questo che il gruppo Zaum, nato congiuntamente a Milano e Tempio Pausania nella primavera del 2016, attraverso l’incontro e l’impegno di un gruppo di amici, ha come obiettivo la realizzazione di una collana di ebook Zaum di poesia gratuita, diffusa dalla córdova edizioni, laboratorio di incontri e di nuovi linguaggi in divenire, in modo tale da consentire a molti autori, oggi anonimi e sconosciuti, di vedere, forse anche per la prima volta, pubblicate le proprie opere.
Sì, per il gruppo Zaum la poesia deve essere una candida e chiara visione del mondo sul mondo, come lo è la luce del sole che tutto rischiara, o come quella di un semplice filo d’erba, di un fiore o di una rosa bianca che cresce ovunque, anche fra suoli inquinati o all’interno di atmosfere velenose, senza per questo perdere il colore intenso e la bellezza, la limpidezza e l’aspetto intensamente naturale e sublime.
Questo perché? Perché pensiamo che qualcosa è possibile fare, che qualcosa è possibile cambiare, in una societàche pretende da ogni individuo il massimo sforzo svuotandolo a volte nell’anima, nel corpo e nella mente: come una discrasia, come uno sguardo incompiuto. In fin dei conti non è così che l’aspetto umano viene quotidianamente mortificato e il più delle volte devastato?
Il progetto Zaum è rivolto – in questo decadente e preciso momento storico – a tutti coloro che, come liberi pensatori, dubitino per reinventare se stessi, al di fuori delle vecchie e attuali dottrine; dubitino per liberarsi dalle consuetudini, dalle ordinarie quotidianità e a volte anche dall’eccessivo e smisurato ego; dubitino per avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza per non assecondare i profondi e oppressivi margini, che inca tenano il più delle volte la pura e onesta libertà individuale e intellettuale; dubitino – infine – per ritrovare e conquistare il piacere della casualità, il piacere dell’incontro e quello dell’ascolto.
Il Gruppo Zaum (14 aprile 2016)
*Il titolo di questa nota riprende una frase di Ch. Baudelaire, tratta dal saggio Il pittore della vita moderna, cit., da Michel Foucault, in Che cos’è l’Illuminismo?, presente nell’Antologia. L’impazienza della libertà, curata da Vincenzo Sorrentino (Giangiacomo Feltrinelli, prima edizione nell’Universale Economica – Saggi marzo 2005, p. 226).